19 Sep
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Pancafit: l'invenzione di Raggi è vincente, ma dipende dal metodo

Il docente, dopo un incidente che gli procurò una lussazione sacroiliaca molto grave, inventò la soluzione che migliora la postura, riequilibra le tensioni muscolari ed elimina i dolori


Il professor Daniele Raggi, docente laureato in Fisioterapia e in Scienze Motorie nel ‘95 subisce un incidente che gli causa una lussazione sacroiliaca molto grave e con dolori decisamente invalidanti, che nessuna terapia delle tante provate riesce a lenire. Così, un bel giorno decide di inventarsi un qualcosa che gli dia sollievo e la possibilità di ritornare a essere la persona attiva e autonoma di prima. Prende due assi di legno, le ricopre con della moquette e le appoggia nel corridoio di casa sua in posizione tale per cui le due parti centrali si incontrano nel mezzo del corridoio con i due lati appoggiati alle pareti, in modo da formare al centro un angolo di oltre 110º. Inizia, quindi, a trascorrere del tempo su questa specie di panca a forma di "V", curando nel dettaglio ogni singolo movimento e ponendo una particolare attenzione alla respirazione. Dopo circa tre settimane riscontra i primi miglioramenti. Dopo un mese la scoliosi antalgica al bacino si era ridotta notevolmente. Era nata la prima rudimentale Pancafit. Da allora, di cammino ne ha fatto tanto, tant’è che oggi è brevettata in tutto il mondo.


COME AGISCE

Come agisce: va ricordato che più che l'attrezzo è il Metodo, con le sue regole, a fare la reale differenza nei risultati. Per questo motivo, è utile iniziare guidati da un operatore specializzato, che potrà indicare le corrette posizioni da assumere e gli esercizi da effettuare. Detto ciò, occorre subito precisare che i due piani d’appoggio di pancafit sono regolabili per diversi gradi di angolazione, il cui utilizzo consente di agire sul corretto e bilanciato assetto posturale di tutto il corpo. Alla base vi sono i principi originari del Metodo Mézières e alcune tecniche corporee del Feldenkrais e Bertherat, caratterizzandosi, così, come tecnica posturale ad allungamento decompensato, attraverso un’azione globale.
In una società dove sedentarietà, posture scorrette e stress sono in continuo aumento, è evidente che il corpo ha bisogno di un aiuto esterno per decontrarsi ed evitare il problema della retrazione muscolare. 

I muscoli retratti non creano problemi solo all’area corporea direttamente interessata ma, instaurando reazioni a catena, portano a una serie di compensi, che vanno a causare uno squilibrio in tutto l'organismo. 


E’ bene sottolineare che con pancafit non si sollecita direttamente la zona dolorante, ma si va a trattare la zona di non dolore, quella ipocinetica, diventata tale proprio per un malfunzionamento, dipendente da molteplici cause da ricercare per lo più nell'esperienza quotidiana di ogni singola persona. 
Il corpo, infatti, non vuole sentire dolore, quindi cerca di bilanciare un deficit “iper”utilizzando altri muscoli. 

Pancafit agisce sulle catene muscolari riducendo ed eliminando i compensi per fare emergere le tensioni. Solo a questo punto si può trattare e risolvere lo scompenso, attraverso il cambio di postura che deriva dal trattamento.


STRETCHING O PANCAFIT

A differenza dello stretching tradizionale, che produce un allungamento della muscolatura a livello locale o settoriale, pancafit riequilibra le tensioni agendo sulle catene muscolari, fasciali e connettivali in modo globale e simmetrico, evitando di mettere in atto tutti quei compensi, che il corpo escogita per sfuggire alle eccessive tensioni e conseguente dolore.
In pratica, quando facciamo stretching ci allunghiamo da una parte, accorciandoci contemporaneamente dall’altra, non consentendoci, quindi, di assumere la postura più corretta, ovvero, quella posizione che rende l’allungamento reale ed efficace. Infatti, quando, si cerca di recuperare la lunghezza di un muscolo attraverso un allungamento muscolare inadeguato, il sistema innesca automaticamente un meccanismo di compenso antalgico, accorciandosi in altre parti della catena. Nell’allungamento muscolare globale decompensato la messa in tensione delle catene muscolari è molto graduale e progressiva. Non si tratta di una trazione, ma di una tensione fisiologica di tutta la catena muscolare-fasciale-connettivale posteriore (e di conseguenza anche anteriore e trasversa), che cerca di raggiungere il limite dell’elasticità del tessuto muscolare senza però superarlo. L’allungamento muscolare globale decompensato si sta dimostrando l’evoluzione dello stretching.


L'IMPORTANZA DELLA RESPIRAZIONE

Quando si effettua l’allungamento su pancafit, bisogna fare in modo che il diaframma, muscolo principale della respirazione, intimamente connesso alla colonna vertebrale e a tutti gli organi interni, si decontragga e lavori correttamente, contribuendo così a lasciare andare più facilmente le tensioni. Molto del Metodo Raggi, infatti, punta sulla respirazione (a bocca aperta nell’espirazione, per il naso quando si inspira) che deve divenire, in modo istintivo, lenta e prolungata nella espirazione, in modo tale da allontanare il centro frenico (l’ampio tendine centrale posto nel punto di massima convessità della cupola diaframmatica dal quale si irraggiano i fasci muscolari) dal diaframma, determinandone un rilasciamento, al quale consegue la riduzione della lordosi lombare. Tramite lo sblocco del diaframma si ottiene un miglioramento dell’atto respiratorio, un miglioramento della postura e della coordinazione neuromuscolare.<span>PER CHI</span>&nbsp;— Pancafit si dimostra particolarmente efficace nei soggetti afflitti da dolori alla schiena, alle articolazioni, in chi soffre di pubalgia; lombalgia; tendiniti; rigidità alle anche; artrosi; nella riabilitazione dopo un trauma; in persone che hanno la necessità di rilassarsi e scaricare lo stress; negli atleti per migliorare le loro performances; per migliorare la postura; in chi ha l’esigenza di allungare una muscolatura troppo rigida e tonica; per stimolare la circolazione venosa e linfatica; per mantenere o recuperare la mobilità articolare.

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